Così succede che ti sei innamorato di Marettimo

FONTE: https://www.vanityfair.it

Dove il mare spacca la costa ci sono grotte che vanno ascoltate a occhi chiusi. Il respiro dell’isola, la notte, le battaglie, le storie, la luce. Dicono che Marettimo sia Itaca, forse per questo quando la trovi, ritrovi te stesso

La maggior parte dei visitatori viene a Marettimo in giornata, da Favignana. Sbarca nell’unico paese dell’isola, dà uno sguardo ammirato alla montagna, alta e solenne, solcata da profondi valloni che scendono nel mare azzurro. Sarebbe bello prendere uno dei tanti sentieri, salire sul monte nel profumo di macchia mediterranea, guadagnare il panorama di lassù. Ma il tempo è sempre troppo poco.

IL MARE
Così la maggior parte di noi prende una barca e fa il giro dell’isola, alla scoperta delle grotte marine. Se ne trovano a decine: alcune ti abbracciano col blu intenso dell’acqua, altre sono un tripudio di vita, altre ancora diventano stanze e teatri, dove la natura mette in scena le proprie storie in concrezioni che paiono uomini, animali, esseri mitologici. Ci sono anche grotte che vanno solo ascoltate a occhi chiusi, come quella del Tuono o della Bombarda. Le onde urlano, sbuffano. Il mare spacca la costa e dilava la roccia.

LA TERRA
Poi si approda di nuovo al paese: casette bianche, imposte azzurre, i bambini che scorrazzano nelle strade senza auto. Ti chiedi come sarà la notte qui, senza più nessuno, o quel panorama dal Monte Falcone, che domina Marettimo dai suoi 700 metri d’altezza. Succede così che ti sei innamorato di quest’isola appena sfiorata. La vedi rimpicciolire dall’aliscafo, rimandando a un giorno di tornare per lasciarti conquistare del tutto, senza fretta.

L’AMORE
Di amori mancati è piena la vita. Se abbiamo in programma un viaggio alle isole Egadi, dedichiamo a Marettimo il tempo che merita, non certo i ritagli. Qui non ci sono grandi alberghi né chilometri di spiagge. La vita notturna è limitata al respiro dell’isola, se escludiamo un paio di mesi l’anno. Per il resto, la grande bellezza si paga: o con un po’ di fatica, incamminandosi lungo uno dei tanti sentieri che costeggiano la montagna, o affittando appunto una barca per esplorare la costa, i cui fondali sono parte della Riserva Marina Protetta Isole Egadi.

LA NATURA
Grazie alla natura impervia del luogo, alla lontananza dalla terraferma e al trascurabile impatto dell’uomo, Marettimo ha mantenuto sostanzialmente intatto il proprio patrimonio botanico, ricco di specie endemiche. La salita al Monte Falcone è una fra le escursioni che meglio raccontano la natura dell’isola, cattedrale di roccia nota nell’antichità col nome di Hierà Nésos, l’isola sacra.

LA BATTAGLIA
Ai nostri piedi, perse nella spuma del mare, tracce di naufragi e battaglie. A Cala Spalmatore, ad esempio, è stato rinvenuto il relitto di una nave del ‘600 con otto cannoni e altre parti metalliche. Nelle acque di Marettimo si è combattuta la Battaglia delle Isole Egadi tra Romani e Cartaginesi, nel 241 A.C. In seguito i Romani costruirono un presidio militare con lo scopo di controllare la rotta tra Roma e la Tunisia. Le rovine di quel complesso, conosciuto come Case Romane, sono tuttora visitabili, accanto a una chiesetta di epoca normanna.

IL CORAGGIO
La gente del posto racconta che l’anima dell’isola si è fermata a Punta Libeccio. Qui, come a coronare la scogliera, sorge il faro. Costruito nel 1860, è uno dei più importanti d’Italia e la sua luce sfiora quella di Capo Bon, in Tunisia. In passato non c’era faro senza guardiano. Un lavoro ai nostri occhi romantico e letterario, segnato piuttosto da grande dedizione e sacrificio. Si pensi ad esempio a quel che accadde durante la seconda guerra mondiale, al tempo dello sbarco degli Americani in Sicilia, quando il guardiano di allora ricevette l’ordine di distruggere il faro di Punta Libeccio. Coraggiosamente, finse di obbedire e invece fece detonare una carica nelle vicinanze, salvandolo.

Adesso il faro è stato automatizzato e non ci sono più guardiani. È bello comunque arrivare a Punta Libeccio e immaginare il lavoro di questi uomini, che negli anni si sono avvicendati per garantire la sicurezza dei naviganti. È bello cercare le loro storie, fatte di grandi silenzi, solitudine e notti di tempesta.

L’APPRODO
Secondo una teoria molto discussa, Marettimo coinciderebbe con Itaca, patria di Ulisse. Non sappiamo se sia vero, ma può essere un invito a prenderci un istante in più per sedere ai piedi del faro e aspettare anche noi. C’è un orizzonte in cui perdersi che custodisce, nella propria pace, gli sguardi, le domande e le tragedie di tanti. Gli isolani dicono Trovata Marettimo, ritrovi te stesso. In questa terra lontana da ogni mondanità, affacciata da sempre sulle rotte di chi va e chi viene, c’è da crederci.

INFORMAZIONI UTILI—-
Un libro da leggere: Racconti di fari e altre storie di Annamaria Lilla Mariotti (Frilli Editore)
Un film da vedere: Mediterraneo di Gabriele Salvatores (1991)
Le grotte marine più belle: Marettimo conta decine di grotte, alcune perfette per lo snorkeling, altre sommerse. Ricordiamo la Grotta del Presepe, famosa per le sue stalattiti e stalagmiti che la fantasia popolare ha associato a figure del presepe, la Grotta del Cammello, antistante l’omonimo scoglio, la Grotta Perciata, che presenta un’apertura sulla sommità da cui entra la luce. Il mare si accende così di riflessi azzurri.
Un panorama da non perdere: è quello dal Promontorio di Punta Troia. Qui sorge anche un castello a strapiombo sul mare.

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